C'era da troppo tempo un silenzio troppo forte in quella stanza.
Accettato a denti stretti come si fa con le situazioni antipatiche.
Pochi.
Spauriti.
"Andrà tutto bene".
"Speriamo".
La porta di ingresso sbatteva meno frequentemente e non perché all'improvviso qualcuno aveva chiesto di accompagnarla.
Semplicemente non era più un porto sicuro.
Non entravano ed uscivano più tante facce a cui già dopo cinque minuti affidavi la tua mano perché fuori è buio ed in compagnia fa meno paura.
Si poteva sentire dietro le mascherine il suono del nostro masticare amaro.
Fino a che un pomeriggio di inizio ottobre, di quelli con ancora luce, deve essere successo qualcosa che ha spostato via il tempo tornando a soffiare gentile su di noi e su di voi.
Tutti lì intorno al tavolo, sempre quello.
Quello per i lavoretti brutti, le briciole della merenda, i pugni sbattuti di chi quel giorno lì non ha proprio voglia, le canzoni stonate e le chiacchiere ad alta voce.
Non ce lo ricordavamo quasi più.
Quasi.
Anche adesso, se ci proviamo a contare quanta gente c'è nella foto, perdiamo subito il conto dall'emozione e restiamo lì con il sorriso di chi sorride.
Di chi ha sangue e carne.
Di noi che stiamo andando a riprenderci il tempo perduto.
Di chi ha aspettato.
Di chi non si era scordato cos'era il CRH.
Perché qui il tempo non esiste e c'è di nuovo troppo baccano per sentirlo.
Soundtrack: Abbi cura di te - Levante